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Il Museo di Arte Sacra

di Fiumalbo

Fiumalbo (MO)

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41022 Fiumalbo MO

Tel. 0536-73922, Fax 0536-73074

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Chiesa di S. Caterina ora Museo di Arte Sacra

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La chiesa di S. Caterina da Siena faceva parte di un complesso conventuale di Oblate Domenicane fondato nel 1579 che, nell’anno sucessivo, ottenne approvazione canonica dal vescovo di Modena, Sisto Visdomini. L’istituzione religiosa che ebbe al suo interno anche un educandato ed una scuola femminile, si mantenne fino al 1810 quando, a seguito delle disposizioni napoleoniche, venne soppressa. La chiesa esterna, eretta nel 1601, dopo alterne vicende, passò alla Confraternita del SS.

Sacramento che ne è tuttora proprietaria.

L’edificio presenta, all’esterno, un portale sormontato da edicoletta in pietra con la iscrizione dedicatoria, mentre lo spazio interno è ad aula con una cappella per lato, presbiterio coperto a volta a botte e coro rettangolare. Gli arredi sono, in parte, ancora quelli della originaria chiesa domenicana come le due ancone delle cappelle laterali, il quadro sulla parete absidale ed il coro in noce. Successivamente sono stati sistemati altri quadri provenienti dalla Parrocchiale, oltre l’organo ottocentesco degli Agati-Nicomedi.

Nella cappella a sinistra, dedicata alla SS. Annunziata, si trova una bella ancona lignea intagliata e dorata con colonne corinzie scanalate; fu eretta nel 1622 dal giureconsulto fiumalbino Alessandro Morelli a venerazione dell’immagine omonima in Firenze. All’interno dell’ancona si trova una iscrizione su carta con la storia e le vicende dell’altare: nel 1724 un discendente di Alessan-dro, don Pellegrino Morelli, confessore delle monache, pittore e poeta, sistemò la residenza dell’Annunziata e dipinse il quadro che fa da mostra, tagliato in ovale; vi sono effigiati i santi domenicani Tommaso d’Aquino e Pietro martire in contemplazione del mistero dell’Incarnazione. Il dipinto, restaurato insieme all’ancona nel 1980, presenta un fare disinvolto ed una felice sintesi pittorica (vedi P. Lenzini, Il monastero delle suore domenicane di S.Caterina da Siena, Modena 1983). Il sottostante tabernacolo, settecentesco, ha nello sportellino un delizioso dipinto con il sacrificio d’Isacco. Sull’altare opposto, una cornice dorata con cimasa a timpano spezzato, che reca la data 1640, accoglie una tela con la visione detta di Soriano: S. Domenico al centro fra la Vergine e le Sante Maria Maddalena e Caterina di Alessandria, in alto la Trinità, ha generici caratteri della pittura emiliana della prima metà del secolo XVII.

Nella nicchia sulla destra, dietro un cristallo, è posto un Crocifisso ligneo policromo di robusto plasticismo databile al secolo XVII; della stessa epoca le due statuette dorate della Vergine e di S. Giovanni Evangelista. Nella nicchia opposta c’è un simulacro rivestito della Madonna, con testa e mani in cartapesta, che veniva esposto durante la Settimana Santa, opera di artigianato locale del XIX secolo.

Nel presbiterio domina un monumentale altare ligneo interamente dorato con ciborio ed edicole laterali di tipo controriformistico. Su un basamento aperto da occhi elissoidali che dovevano contenere dei reliquiari, s’innalza la struttura del ciborio vero e proprio con edicola sostenuta da colonnine che si completa in un elemento turriforme cupolato, mentre ai lati vi sono due edicole aperte, coronate da cupolette e dalle statue di S. Gemi-niano a sinistra e S. Giacomo apostolo dall’altra parte. Nicchie sul fronte e sul retro, volute, sportelli per residenze di reliquiari, pinnacoli e balaustre, conferiscono all’insieme un carattere di micro-architettura e producono un effetto sontuosamente decorativo. Questo esempio di alta-re-ciborio, segno del rinnovato culto eucaristico incrementato nell’epoca post-tridentina, si collega, nella tipologia, ai modelli diffusi in area lombarda e rendeva possibile la solenne esposizione eucaristica, essendo l’edicola centrale aperta su ambedue i lati. Per l’insieme, ma soprattutto per l’intaglio degli orati, si può datare al secolo XVIII della scuola dei Ceretti, intagliatori celebri che hanno realizzato, intorno alla metà del secolo XVII, grandiosi cibori per le chiese dell’Appennino reggiano e modenese. (Arte del legno nell’Appennino Reggiano sec.XVII-XVIII, Reggio Emilia, 1978).

Dietro l’altare si apre il coro monastico in noce, a due livelli; al centro il postergale priorale con emblema intarsiato di S. Caterina (il cuore trafitto) e in alto la cartella con la data 1754; già notificato nell’inventario del 1805 in cui si legge:

“di noce elegantemente lavorato di posti diciassette per le Coriste ed altrettanti per il secondo ordine delle Converse e delle Terziarie”. La parete di fondo è occupata da una grande tela, entro cornice lignea policroma, con le Nozze mistiche di S.

Caterina da Siena, titolare della chiesa; al centro Cristo, la Vergine e S. Caterina, in alto i Santi Paolo e Giovanni Evangelista, a destra S. Domenico e il re Davide, in basso S. Bartolomeo indica la scena. L’opera citata dal Toschi in L’Appennino modenese (1895, p.480) è così descritta: “caratteristica pittura del secolo scorso d’intonazione grigio chiara e d’espressione sentimentale, quale conveniva pel convento di monache cui era destinata”.

È opera luminosa e delicata la cui iconografia deriva da una incisione dei Remondini di Bassano (vedi P. Lenzini, op. cit. pp. 178-179). Sulla cantoria è collocato un organo ottocentesco realizzato, a Pistoia, dalla ditta Agati Nicomedi; sostituisce uno strumento precedente con cinque registri, citato

negli inventari.

All’ingresso della chiesa sono state poste anche le due campane che, prima del terremoto del 7 settembre 1920, erano sul campanile andato distrutto. La campana grossa è datata 1792 e porta il nome del fonditore LUCAS ANTONIUS MAGNI VALLISRIANE FUDIT e le immagini del Crocifisso, di S. Caterina di Alessandria, della Sacra Famiglia e di S. Giovanni Gualberto; l’altra, più piccola, è datata 1708 e reca l’immagine di S. Michele Arcangelo, dell’Annunciazione e di un ramarro.

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